Bollate - Al FESTIVAL VILLA ARCONATI Raphael Gualazzi, classe 1981, talentuoso e raffinato pianista, nonché interprete intenso di proprie melodie originali e di classici senza tempo del jazz, del blues e della fusion si è esibito ieri sera, nella splendida cornice di Villa Arconati di fronte al numeroso pubblico tra le antiche mura settecentesche dal fascino e prestigio immutato nel tempo.
Pur avendo una discreta gavetta alle spalle coronata da pubblicazioni con artisti acclarati, ottime recensioni e riconoscimenti internazionali, ha dovuto attendere il pieno riconoscimento nel nostro paese, solo nel 2011 quando partecipò, poco più che trentenne all’edizione del Festival più amato degli italiani, quello di Sanremo, diventando di nome e di fatto, rivelazione assoluta di quell’anno. Fu la lungimirante visione di Caterina Caselli e della sua Sugar a spalancare le porte al grande successo di pubblico e a far brillare le qualità di questo ragazzo marchigiano, laureato in pianoforte al conservatorio di Pesaro.
Ogni tanto, succede che riesce ad insinuarsi tra le strette maglie della musica leggera tradizionale italiana, qualche genere meno ascoltato o sicuramente meno “pop” e meno “venduto” alle grandi masse di pubblico. La proposta musicale di Raphael Gualazzi, fa parte di questo raro esempio di successo.
Nella esibizione di questa sera, il talentuoso pianista ha racchiuso un po’ tutto il suo credo musicale. Naturalmente nel suo percorso c’è la radice profonda della musica black americana anni ‘40 alla Duke Ellington, così come c’è quella del Blues alla ”New Orleans” e il forte richiamo allo Stride Piano, ma c’è anche la grande tradizione melodica del nostro paese, magari abbinata e argutamente miscelata a questi sound, come quella che va da Fred Buscaglione a Paolo Conte passando attraverso tutta la grande scuola italiana del Jazz. In carriera il grande pianista urbinate è riuscito pure, nella sua produzione personale, a irrompere nelle classifiche delle Hit estive con quel tormentone anomalo e raffinato de l’”Estate di John Wayne”, questa sera acclamatissima, applauditissima e ovviamente, cellulari al cielo, filmatissima da molti presenti, come ormai e d’uopo in ogni contesto Live che si rispetti.
La serata è un successo e c’è una grande sintonia con il pubblico presente, sottolineato a più riprese da ovazioni e grandi applausi. Gualazzi è molto amato dai suoi fans. Tra una esibizione e l’altra, l’artista sa ammaliare il pubblico con aneddoti riguardanti le canzoni stesse, e l’impressione che si ha, è che spadroneggi la sua voce, così come il pianoforte, grazie alla profonda conoscenza di ogni brano classico che propone, e grazie alla cura del dettaglio con cui interpreta i propri. Riesce ad interpretare sonorità vintage e suoni contemporanei in modo originale e mai banale, con grande espressività, anche facciale. E’ incredibile come vocalmente passi da toni bassi alla country western da saloon, ad arpeggi alti e vocalizzi quasi da soprano. Arriva addirittura a esibirsi in falsetto e in uno jodel appena accennato. In questa serata pericolosamente minacciata dall’addensarsi di nubi all’orizzonte, riusciamo anche a ricevere una piccola chicca. L’ascolto in anteprima del singolo di un nuovo lavoro in uscita in autunno. Una canzone lenta, dal sapore onirico, dal titolo “Vivido il tramonto”. Sicuro successo.
Tecnicamente è ineccepibile. Arriva qui sul palco inizialmente in trio, con Gianluca Nanni alla batteria e Anders Ulrich al contrabbasso, per poi farsi accompagnare dalla tromba esperta di Luigi Faggi Grigioni e un quartetto d’archi d’eccezione. Dopo tourneè di successo che hanno fatto sold out dal Canada al Giappone. Gualazzi è, di fatto, un vero esportatore del “made in Italy” (parola che va tanto di moda) all’estero. Il suo nome in cartellone in qualsiasi rassegna o festival è già di per sè, segno di grande prestigio e qualità dell’intero programma. Una cosa non da poco per un’artista partito dalle sue Marche e che dopo aver girato il mondo è riuscito ad essere, e in questa serata è più che mai dimostrato, anche un acclamatissimo profeta in patria.
Articolo e Galleria Foto :
Matteo Mandelli#assefocale
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